Il canto a tenore è la più viva testimonianza delle radici arcaiche della cultura sarda. Una prova dell'origine arcaica di queste forme d'espressione popolare è rintraciabile su un vaso della civilizzazione di Ozieri, risalente a 3000 anni a.C. Le origini risalgono all'era nuragica, quando si è affermata una civiltà pastorale con connotazioni e caratteristiche sociali del tutto particolari, naturalmente venendo in contatto con le altre civiltà evolute dell'epoca e conservandosi malgrado i profondi mutamenti sociali del dopoguerra.
Il "coro" è composto da quattro voci maschili soliste (non sono ammessi raddoppio delle parti né, ovviamente, l'assenza di uno dei quattro cantori). Alla "Oche" è affidata la linea del canto e dello svolgimento del testo verbale (di solito poesie amorose di gusto arcadico e componimenti improvvisati che traggono spunto da esperienze vissute): il timbro è tenorile o di baritono acuto; al grave, a distanza di quinta e con emissione vocale differenziata. Il "Bassu", guturale e ingolato, e il "Contra", cupo e sfocato; all'acuto un falsetto, "Mesu Oche", fiorisce la linea del canto. Le tre parti fanno blocco insieme e i suoni vengono emessi su nonsense come bombò, la-la e simili.
Ritroviamo molte affinità del canto polifonico Sardo - in particolare le voci gutturali e la ritmica asimmetrica, in canzoni dell'Oriente, dell'Africa e perfino dell'Oceania.
I Tenores non usano musica scritta: questa tradizione musicale-culturale è tramandata letteralmente di padre in figlio. Il loro canto è strettamente legato alla poesia improvvisata, anche se sono perfettamente in grado di eseguire brani costruiti su poesie scritte da autori classici della letteratura Sarda del tutto misconosciuti dalla letteratura ufficiale Italiana.
Le loro canzoni descrivono momenti della vita di tutti i giorni, del mondo agricolo-pastorale o artigianale, così come possono essere d'amore, sacre o anche satiriche. La tecnica del canto gutturale e quella del suono teso fanno scaturire, da queste polifonie, una miriade di armoniche (su concordu).
I Tenores per cantare, si dispongono a cerchio, a volte, nel corso dell'esecuzione, eseguono il ballo. Stretti e rigidi, tenendosi a braccetto, a passi cadenzati o saltellando, girando in tondo, simboleggiando col loro canto la forza, la coesione sociale che si prova dentro. Esiste un vero magnetismo ed una vera energia solare tra la terra granitica di Sardegna e il canto dei Tenores.

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